L’otite esterna, nella sua forma diffusa, è un’infiammazione del condotto uditivo esterno che interessa un numero elevato di persone, tanto che si pensa che circa il 10% della popolazione adulta abbia almeno una volta nella vita sofferto di questa patologia.
A seconda della durata della malattia, l’otite esterna può essere definita come acuta o cronica, e se le forme più lievi sono spesso limitate a episodi isolati di breve durata, una percentuale considerevole di casi può persistere per settimane o addirittura mesi.
L’otite esterna è caratterizzata da sintomi quali dolore, otorrea ed ipoacusia conseguente a edema della cute del condotto uditivo o accumulo di materiale secreto.
Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus aureus sono i patogeni che più frequentemente causano otite esterna, e a questi spesso, si sovrappongono infezioni fungine. Di conseguenza, la terapia è prevalentemente topica, con farmaci antibiotici, a cui si associano corticosteroidi, per l’eventuale trattamento dell’eczema sottostante, e acido acetico, per la sua azione antisettica. Frequente è, tuttavia, l’insorgenza di fenomeni di resistenza che rendono spesso la terapia con antibiotici inefficace ed espongono i pazienti a un rischio significativo di continue ricadute. In questo contesto si inserisce la possibilità di utilizzo, in associazione alle terapie farmacologiche ad oggi in uso, di soluzioni contenenti olio ozonizzato liposomiale. I principali meccanismi d’azione dell’ozono sono: Azioine antimicrobica ad ampio spettro e priva di resistenza; stimolazione della riparazione tissutale; azione antiossidante diretta. È stato infatti dimostrato come questi preparati siano in grado di alterare la membrana microbica e le macromolecole intracellulari del patogeno tanto da risultare efficaci nell’impedire la comparsa di resistenze (Ugazio et al. Ozonated Oils as Antimicrobial Systems in Topical Applications. Their Characterization, Current Applications, and Advances in Improved Delivery Techniques. Molecules 2020; 25:334). L’ozono gassoso è stabilizzato per l’uso topico attraverso la reazione con i doppi legami dei acidi grassi naturali (contenuti nell’olio di girasole) formando gli ozonuri. Questi ultimi sono quindi incapsulati in un doppio strato fosfolipidico, andando a formare un olio ozonizzato liposomiale. L’impiego topico dell’olio ozonizzato liposomiale consente di liberare ozono che, una volta liberato a livello tissutale è in grado di attivare i pathway mediati dal fattore di trascrizione Nrf2 con conseguente aumento della sintesi di enzimi antiossidanti, favorire il rilascio di fattori di crescita ad azione riepitelizzante, diminuire la produzione di citochine pro-infiammatorie e dello stato infiammatorio in generale.